Nel 1965, Brand fu “scoperto” nientemeno che da Duke Ellington, che lo portò a New York. Il trionfo al Festival jazz di Newport divenne il suo biglietto da visita a livello internazionale. Fu membro dell’avanguardia newyorkese e, suonando con Ornette Coleman e John Coltrane, affinò tanto la sua tecnica quanto la sensibilità verso un approccio “spirituale”.
Ha sempre mantenuto forti i legami con l’Africa, ma cercando costantemente alleanze in Europa e Asia. Dal 1968 in avanti, si possono annoverare tra i suoi più stretti compagni di palco musicisti come Don Cherry, Gatto Barbieri e il leggendario bassista sud africano Johnny Dyani.
Nel 1968 Brand si convertì all’Islam e prese il nome di Abdullah Ibrahim, che gradualmente negli anni fece svanire il ricordo del precedente nome d’arte. Durante gli Anni Settanta e Ottanta, divenne la figura più rappresentativa per l’integrazione della scena jazz africana. Basti ricordare gli album Echoes From Africa (1979, in duo con Dyani), African Marketplace (1980), o Zimbabwe (1983) che parlano dell’organica connessione tra il jazz americano e le radici della musica africana – aspetto che non si era mai voluto enfatizzare prima d’allora.
L’abolizione dell’apartheid fu naturalmente una liberazione anche per Abdullah Ibrahim, che suonò per Nelson Mandela nel 1994.
Abduallah Ibrahim non è solo un musicista ma anche un educatore. Ha fondato il Centro M7 a Cape Town che si occupa di formazione artistica e al contempo promuove un approccio olistico, suggerendo ai giovani
artisti di avvicinarsi ai segreti della tradizione e della natura facendoli propri. Lo stesso Ibrahim ha sempre inteso la musica come una forma di guarigione. La sua spiritualità è particolarmente mirata a ritrovare quel legame che porta dall’ancestrale fino alla civilizzazione e addirittura all’era informatica.
Abdullah Ibrahim al Blue Note, con una formazione in trio, porterà i brani del progetto Mukashi, dedicato al suo amore per la musica, le filosofie orientali e i suoni tradizionali del Giappone.
                            Torna al Blue Note dopo anni di assenza il pianista sudafricano, leggenda della musica improvvisata
Abdullah Ibrahim Mukashi Trio
Abdullah Ibrahim piano
Cleave Guyton flauto, clarinetto
Noah Jackson violoncello, bass0
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dal Martedì al Sabato dalle 14 alle 22
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